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Le specie floricole che hanno caratterizzato lo sviluppo della floricoltura nel Ponente ligure
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Quando: mercoledì 16 aprile 2025 - mercoledì 16 aprile 2025 - ore 12.00

Dove: Seminario on line. Per partecipare cliccare sul link riportato nella locandina

“In principio era...” . Le specie floricole che hanno caratterizzato l’inizio dello sviluppo della floricoltura industriale nel Ponente ligure e nella vicina Costa Azzurra sono state molto poche.

Pochi anni prima dell’unità d’Italia, quando venne inaugurata la ferrovia che collegava Nizza a Parigi e che permetteva quindi spostamenti rapidissimi di prodotti deperibili, nelle prime ceste trovavano spazio le violette, le anemoni, i tulipani, i ranuncoli, i narcisi la reseda, l’heliotropium, le felci Aponogeton e pochi garofani.

Dopo circa un ventennio abbiamo i primi rosai in pien’aria e solo agli inizi degli anni 90 del  XIX° secolo appaiono le prime coltivazioni di una certa consistenza di garofani.

Questi impianti vengono a sopperire almeno in parte la coltivazione dell’ulivo “l’albero della fame”, quella della vite colpita dalla fillossera e quella degli agrumi totalmente delocalizzata.

A queste si aggiungono nel periodo di inizio ‘900, grazie alla maggior disponibilità idrica e al credito, le foglie di palma, cycas, medeola i fiori della ginestra a fiore bianco, delle acacie e della calla, della margherita insieme ad altri prodotti raccolti nei boschi come agrifoglio e asparagus.  La prima guerra mondiale dà un colpo molto duro al nostro export floricolo in quanto il 70% veniva assorbito da Germania ed impero austro-ungarico ed occorre qualche anno perché le difficoltà siano superate.

Tra le due guerre garofani e rose hanno un boom fortissimo ed insieme costituiscono i ¾ della superficie che viene stimata in quasi 3000 ha.

Da allora Sanremo universalmente viene conosciuta come la città del garofano, non la città dei fiori come comunemente si dice. Negli anni 60-70, anche grazie all’apporto di oltre 30.000 immigrati interni dall’Abruzzo si è creata una organizzazione complessa che ha prodotto la maggior risorsa economica di questa zona per molti decenni.

A seguire ad una crisi della coltivazione del garofano causata da molteplici cause, abbiamo negli anni 80-90 una forte produzione di rose in serra destinata a decadere per la concorrenza impossibile da reggere dell’Africa e dell’America equatoriali gestite a livello commerciale dal sistema olandese.

Dalla fine degli anni 80 ancora a tutt’oggi abbiamo un fortissimo incremento delle fronde da complemento essenziali per i bouquet misti e che sono trainate essenzialmente da ruscus, mimosa, eucaliptus e ginestra e da ultimo il Pittosporum tenuifolium “Silver Queen”. Sono importanti ma hanno una redditività più bassa del reciso tradizionale a fronte di fattori di produzione ridotti.

L’ultimo esempio di innovazione di prodotto che ci sta caratterizzando nel periodo ultimo, pur su superfici più contenute è il ranuncolo a fiore doppio sia moltiplicato da seme che da clone e che oggi caratterizza insieme alle fronde e alle produzioni mediterranee (margherite, anemoni, girasole ) le nostre superfici notevolmente ridotte rispetto al passato. 

Il futuro non è semplice da ipotizzare ma è certo che, nonostante la grande difficoltà ad adattarsi ad un mondo in cui abbiamo perso la centralità produttiva, la floricoltura non è arrivata alla fine del suo percorso

Per informazioni contattare:  

laura.debenedetti@crea.gov.it