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Clima passato, presente e futuro: il secondo episodio del #podcast Agrifuturo

Immaginate un mondo in cui i tre quarti della produzione agricola mondiale sono minacciati dalla siccità: è una realtà possibile entro i prossimi vent’anni, se la temperatura media del pianeta aumenterà di oltre 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Ed è una realtà che, in parte, abbiamo già conosciuto: non serve andare troppo indietro con la memoria, basta pensare al 2022. Durante l’estate, il fiume Po ha raggiunto valori di portata inferiori ai minimi storici degli ultimi cento anni. Periodi simili al 2022 potrebbero essere sempre più frequenti.

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Clima passato, presente e futuro: il secondo episodio del #podcast Agrifuturo

Rispetto a questi toni spaventosi, il secondo episodio del #podcast Agrifuturo, promosso dal Progetto Life ADA - ADaptation in Agriculture, dal titolo “Clima passato, presente e futuro”, ribalta la narrazione, innesca un circolo virtuoso in termini di impatto, è capace di convertire la notizia in stimolo all’azione concreta: il messaggio è che siamo ancora in tempo per fare qualcosa, un primo passo è conoscere il clima presente e futuro e saper interpretare le grandezze meteorologiche.

Prima di entrare nel merito della questione, la seconda puntata riprende due concetti fondamentali, clima e meteo: il clima è dato dal tempo atmosferico medio, in un luogo, su un periodo di almeno trent’anni; il meteo invece si riferisce alle condizioni atmosferiche, istantanee, di un dato luogo. Se c’è uno scarto tra grandezze e indicatori rispetto ai loro valori medi climatici, determinati su un periodo di riferimento, ci troviamo di fronte a un’anomalia climatica. Inverni come quelli recenti, con temperature primaverili e scarse precipitazioni nevose e piovose, rappresentano una stranezza del clima che, come è stato spiegato nella puntata precedente, è profondamente legata a cause antropogeniche.

Negli ultimi trent’anni, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha misurato il fenomeno a livello globale, rilevando come le anomalie di grande intensità siano state sempre più frequenti. Si tratta di una banca dati storica importante, da cui partire per prendere le decisioni future.

Il nostro Paese ha a disposizione i prodotti climatici di Arpae, partner del Progetto, che descrivono la variabilità del clima con mappe e grafici di anomalie e di indici medi climatologici sulla Regione Emilia-Romagna. La banca dati utilizzata dall’Osservatorio Clima Arpae è un dataset regionale chiamato Eraclito, che copre l’intera area per un periodo lunghissimo, dal 1961 a oggi. Queste lunghe serie di dati ci dicono che, negli ultimi sessant’anni, abbiamo sperimentato un aumento sia delle temperature minime e massime sia della frequenza delle onde di calore e notti tropicali, in estate, oltre che un aumento di frequenza degli eventi estremi; le piogge sembrano andare incontro a una diminuzione in alcune stagioni, come l’estate.

Queste sono tutte anomalie climatiche visibili già oggi, ma cosa ci riserva il futuro? E soprattutto come possiamo capirlo? Ascoltando il #podcast Agrifuturo, si apprende che è possibile utilizzare modelli in grado di simulare la risposta del sistema climatico, rispetto a vari scenari di emissioni di gas serra; gli scenari sono rappresentazioni plausibili delle future concentrazioni di gas serra sulla base di vari fattori, come la crescita demografica ed economica, le decisioni politiche e l’utilizzo di determinate fonti energetiche. È proprio su queste varie ipotesi di sviluppo socio-economico e tecnologico che si costruiscono le proiezioni climatiche. A causa di una scala temporale così estesa e della complessità le interazioni in gioco, le proiezioni sono però caratterizzate da un ampio margine di incertezza, che è importante prendere in considerazione per utilizzare al meglio questo strumento -essenziale- per comprendere i cambiamenti climatici.

Da cosa dipende questa complessità di interpretazione dei cambiamenti climatici? La domanda è rivolta a Rodica Tomozeiu, climatologa dell’Osservatorio Clima di Arpae Emilia-Romagna.

Quando parliamo di cambiamenti climatici, presenti o futuri -spiega- ci sono due parole chiave che possono dare la cifra del fenomeno: queste parole sono complessità e incertezza e sono intrecciate tra loro. Il clima è un sistema molto complesso: descrivere come esso cambia significa analizzare gli scambi di materia ed energia che ci sono tra l’atmosfera, l’oceano, la litosfera, la vegetazione e le superfici ghiacciate dei poli e delle catene montuose. Occorre, quindi, studiare i processi fisici e chimici dovuti a queste interazioni, che avvengono su molteplici scale spaziali e possono avere anche una durata decadale o secolare. Da qui si capisce bene perché l’incertezza -l'altra parola chiave, citata dall’esperta- sia strettamente correlata alla complessità di questi fenomeni, a cui si deve aggiungere anche, per il futuro, la molteplicità degli scenari di emissione di gas serra, determinati in funzione dei diversi modelli di sviluppo economico e sociale. La modellistica climatica ha fatto grandi passi avanti in questi ultimi decenni, perché è riuscita a mettere insieme tutte queste componenti.

L’Osservatorio ha anche elaborato e messo a disposizione del progetto Life ADA - ADaptation in Agriculture proiezioni climatiche al 2050 su tutta l’Italia. Tomozeiu spiega come funziona: nell’ambito del Progetto, per determinare le proiezioni climatiche sul territorio nazionale, da oggi al 2050, e ridurre l’incertezza associata a queste proiezioni, l’Osservatorio ha sviluppato un modello di regionalizzazione statistica, che è stato poi applicato alle simulazioni dei modelli globali, utilizzati nella fase 5 del Progetto Air, Climate, and Energy Research Program per lo scenario intermedio di emissione di gas serra. Il ventaglio di queste proiezioni climatiche nazionali è stato poi utilizzato, a sua volta, come input per la valutazione delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici.

Ricerca e innovazione sono quindi essenziali, la conoscenza del clima presente e delle proiezioni climatiche future è fondamentale: comprenderle può essere di aiuto anche per mettere in campo piani di adattamento, con un focus sui rischi più significativi per l’agricoltura.

Ascolta la seconda puntata del #podcast Agrifuturo

https://www.spreaker.com/user/17008151/life-ada-episodio-2

https://podcasts.apple.com/.../agrifuturo/id1674634912...

https://open.spotify.com/show/3JVLwJnwMEBDRVlvRgRTPN

I testi del podcast sono a cura di Lob Communication e Osservatorio Clima di ARPAE con la supervisione di UnipolSai, capofila del progetto Life Ada insieme ai partner ARPAE Emilia-Romagna, Cia–Agricoltori Italiani, CREA-Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, DG - Agricoltura. Il podcast è realizzato con il contributo di LIFE, uno strumento finanziario dell’Unione Europea LIFE19 CCA/IT/001257.