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Covid e informazione alimentare on line
Pubblicata la ricerca a cura del CREA Alimenti e Nutrizione sulla rivista Acta Biomedica Atenei Parmensis
Stili di vita e comportamenti alimentari trasformati da un lato, maggior richiesta di informazioni alimentari dall’altro. L’impatto della pandemia ha generato nel pubblico una richiesta di maggiori informazioni relative alla salute, incluse quelle alimentari. Quali sono quelle relative ad alimenti e diete arrivate ai consumatori durante la quarantena? Ad un anno esatto dal lockdown il CREA, con il suo centro di Alimenti e Nutrizione, ha analizzato l’offerta informativa sul web nello studio Covid-19 and diet: an evaluation of information available on internet in Italy (Covid-19 e diete: un’analisi delle informazioni disponibile in internet in Italia), pubblicato nella rivista Acta Biomedica Atenei Parmensis.
I ricercatori hanno valutato il tipo e la qualità scientifica delle informazioni fornite alla popolazione italiana dai siti web più visibili in internet, utilizzando “Google” come motore di ricerca e “dieta / nutrizione / alimentazione/ Covid-19” come termini di ricerca: circa 180 pagine web, la maggior parte delle quali pagine di giornali, scese ad 88 dopo aver eliminato dopppioni.
E' stato riscontrato che il 49% delle pagine analizzate forniva indicazioni nutrizionali corrette, offrendo consigli e suggerimenti per migliorare la dieta e avere uno stile di vita sano anche durante le restrizioni del periodo di quarantena. Il resto delle pagine (51%), purtroppo, riportava informazioni di qualità scientifico bassa e in molti casi (35%), basandosi su dati scientifici frammentati e non confermati, speculava su un presunto supporto alla stimolazione della risposta immunitaria contro l’infezione da covid-19 da parte di vitamine, micronutrienti e molecole bioattive (dalla vitamina C, ai polifenoli al resveratrolo). Alcuni siti (13%) riportavano addirittura indicazioni su alimenti (come vino) o diete (come la chetogenica) che sarebbero stati capaci di contrastare l’infezione da Covid 19.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista italiana Acta Biomedica Atenei Parmensis ed è disponibile al seguente link.