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Vinitaly, Velasco (Crea): le uve Piwi grazie all’ibridazione sono varietà resistenti che chiedono meno trattamenti.
VIDEOINTERVISTA rilasciata ad Agricolae il 16 aprile, a margine del Vinitaly

"I vini Piwi, denominazione che può sembrare curiosa, provengono dalla denominazione tedesca pilzwiderstandfähig, cioè resistenti ai funghi. Di fatto sono degli ibridi fatti con incroci tra viti nobili e viti resistenti. Nascono fa erano vitigni americani, ma oggi sono vini resistenti. I vitigni resistenti sono vitigni che sono già alla 7ª 8ª generazione di incrocio in vitis vinifera, il che significa che il sangue vitis vinifera è oltre il 98%".
Così ad AGRICOLAE Riccardo Velasco, Direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia del Crea, a margine dell'evento "Dalle Radici della biodiversità alla viticoltura del futuro" organizzata nell'area Masaf di Vinitaly, in cui si parla degli ibridi nella coltivazione della vite.
"I francesi, per esempio, li hanno già registrati nel catalogo nazionale come vitigni di vitis vinifera. In Italia li abbiamo ancora con asterisco perché sono distinti dai vitis di purezza vitis vinifera, ma oramai molti chiedono la possibilità di inserirli all'interno anche delle Doc. Cominciano a essere curiosi anche i consorzi, i grandi consorzi, tant'è che abbiamo iniziato un grosso impegno di miglioramento genetico sul glera, con incroci con vitigni resistenti di 8.ª generazione, quindi oltre il 98% di sangue americano e di sangue vinifera.
Di fatto sono vitigni resistenti ottenuti con mamma Glera, per cui hanno hanno delle proprietà di spumantizzazione importante, quindi saranno figli di Glera che hanno delle caratteristiche molto simili alla madre, ma portano resistenza per il figlio. Di fatto sono piante che non debbono essere trattate più di due volte l'anno, a differenza di quelli che sono i trattamenti normali che arrivano anche a 18 venti, in questo modo la sostenibilità è una realtà".
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https://vimeo.com/935479739