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Viticoltura e Enologia
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Briciole di pane
Titolo Servizi
Servizi
Prova HERO servizi
Aggregatore Risorse
Ufficio esaminatore per il Community Plant Variety Office (CPVO, privative vegetali europee)
Descrizione
Cos'è
Il servizio è svolto per conto del Community Plant Variety Office (CPVO), l’ente responsabile delle privative vegetali in Europa, sulla base di uno specifico accordo tra CPVO e CREA Centro di ricerca Viticoltura ed enologia.
Modalità di erogazione
Il servizio è svolto per conto del Community Plant Variety Office (CPVO), l’ente responsabile delle privative vegetali in Europa, sulla base di uno specifico accordo tra CPVO e CREA Centro di ricerca Viticoltura ed enologia.
Il richiedente presenta domanda di privativa vegetale agli uffici del CPVO che, una volta accolta la domanda, invia al CREA Centro di ricerca Viticoltura ed enologia di Conegliano tutta la documentazione necessaria all'espletamento dell'analisi DUS. Il richiedente invia successivamente il materiale vegetale che deve essere valutato. Il test DUS prevede la valutazione di almeno due cicli fruttiferi per cui, nel caso specifico della vite, la prova di campo ha una durata di almeno quattro anni; la durata può aumentare in funzione di ritardi nei cicli produttivi. Al termine di ogni anno di valutazione viene fornito al CPVO un interim report sull’andamento degli esami, ed al termine della prova viene redatto un report finale in cui si fornisce una descrizione della varietà candidata e si attestano, o meno, le caratteristiche di Distinguibilità, Uniformità e Stabilità. Sulla base di tale report il CPVO decide se concedere la privativa al richiedente.
A chi è rivolto
L'utente è cliente del CPVO. Contatti tra CREA - VE e utente solo occasionalmente per visite alle varietà in prova previo consenso del CPVO.
Sede di competenza
CREA Centro di ricerca Viticoltura ed enologia (CREA-VE), Via XXVIII Aprile 26, 31015 Conegliano Veneto (TV)
Contatti
Luca Aggio
Storia del centro v.1 VE
VITICOLTURA ED ENOLOGIA
La storia del centro
La viticoltura italiana che risale ai tempi dell’Enotria e della Magna Grecia ha nobili ed antiche origini e, pur a fasi alterne, ha sempre rappresentato un punto di riferimento mondiale. Gli ultimi 150 anni hanno visto il rifiorire della vitienologia italica ed hanno stimolato la dedizione e la genialità di numerosi studiosi che hanno contribuito fortemente alla straordinaria produzione e qualità moderne. In questo scenario un ruolo molto importante lo hanno giocato gli Istituti Sperimentali, già Regie Stazioni Sperimentali costituite a fine ‘800.
Tra il 1872, con la nascita della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti, ed il 1875, nascita della Scuola Enologica di Conegliano da una cui costola ebbe i natali la Stazione Sperimentale nel 1923 sotto una comune direzione dei prof. Giunti e poi Dalmasso, al 1891 anno in cui il figlio di Giuseppe Garibaldi, Menotti-Garibaldi fondò la Regia Cantina Sperimentale nel comune di Velletri, fiorirono Istituti Sperimentali, riordinati con il D.P.R. 23 novembre 1967, n. 1318, che, con storie tra loro intrecciate ed alterne fortune, costituiscono attualmente la struttura del Centro di Viticoltura ed Enologia con le sedi di Conegliano, Asti, Arezzo, Turi e Velletri a cui si aggiunge oggi Gorizia proveniente dalla Nutrizione delle Piante.
Con il citato decreto del 1967 all’Istituto sperimentale per la Viticoltura di Conegliano e le sue Sezioni Operative Periferiche di Asti (oggi soppressa), Turi ed Arezzo fu demandato di provvedere agli studi ampelografici sui vitigni e loro portinnesti, al miglioramento per via genetica della vite secondo le esigenze poste dallo sviluppo dell’economia agricola nel contesto dei mercati interni ed internazionali, nonché agli studi ed alle ricerche sulle tecniche di coltivazione e sui connessi problemi di fisiologia viticola, mentre all’Istituto sperimentale per l’Enologia di Asti con le sezioni di Velletri, Barletta e Gaiole in Chianti (queste ultime due soppresse nell’ultima riorganizzazione) fu assegnata l’operatività scientifica-sperimentale nella chimica, la microbiologia e le tecnologie enologiche.
A venerabili scienziati del calibro di Ravizza, Mensio, De Astis, Martinotti, Cosmo, Dalmasso, Manzoni, Usseglio-Tomasset, Di Stefano, si debbono tecnologie viticole ed enologiche dell’importanza della diffusione dei portainnesti americani per combattere la fillossera, dei sali di rame per difendere la vite dalla peronospora, gli studi sulle sostanze aromatiche e polifenoliche delle uve, dei mosti e dei vini, il metodo Charmat, la stabilità del vino legata alla diminuzione della disponibilità di azoto assimilabile per i lieviti, la degradazione biologica malolattica, che hanno valso agli istituti sperimentali una parificazione a sedi universitarie alle quali a vario titolo hanno fornito docenti e competenze tali da determinarne il successo negli anni.