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Il piano del verde di emergenza di Roma: un commento
Gianluca Burchi, ricercatore CREA Orticoltura e Florovivaismo, Intervistato a "NON SOLO ROMA" trasmissione di RadioRoma Television, parla del “Piano del verde di emergenza“, approvato dalla giunta capitolina lo scorso 6 giugno.

Si chiama “Piano del verde di emergenza“: approvato dalla giunta capitolina lo scorso 6 giugno, prevede il posizionamento di alberi in vaso per creare zone d’ombra e accompagnare l’attesa dei cittadini, soprattutto vicino alle fermate dei trasporti pubblici in varie zone della città. Parliamo di circa 30 piante disposte in 18 aree della città. Si è partiti da Torre Argentina, precisamente a poca distanza da “L’area sacra“. “Nessuno può più negarlo, Roma deve adattarsi e diventare ancora più green – aveva detto l’assessora al ciclo dei rifiuti e ambiente Sabrina Alfonsi – Verde stabile ma anche verde temporaneo: il verde di emergenza fa parte della strategia di adattamento per fronteggiare le isole di calore laddove si creano, in estati sempre più torride. Lo scorso anno, il 18 luglio, a Roma ci sono stati 42,9 gradi. Un record, purtroppo, che rischiamo di superare in quest’estate già esplosa, pur essendo ancora a giugno”.
C’è un ma, tuttavia. Alcuni quotidiani hanno pubblicato foto di cittadini che con evidente difficoltà cercano di ripararsi dal caldo in quelli che sono letteralmente mini alberi. E sono proprio i romani ad ironizzare sui social in merito al Piano Verde: siamo sicuri che questo sia il modo giusto? Ma soprattutto qual è il reale rapporto costi-benefici?
“Il primo problema è il numero, – ha sottolineato Gianluca Burchi – 30 piante in una città come Roma, che già vanta oltre 330.000 alberi nel centro urbano e oltre un milione nel territorio metropolitano, è qualcosa di davvero irrisorio. Lo capirebbe chiunque che non sono assolutamente sufficienti per un “Piano Verde di Emergenza”, ma non è tutto: questo progetto andava avviato prima, non a metà giugno! Queste piante sono state tolte da un vivaio e poste adesso in strada, con tutto lo stress che subiranno, tra caldo e smog. Immaginate? Bisognava progettare il tutto almeno con un anno di anticipo, installare questi esemplari a marzo-aprile, farli abituare e così, forse, un minimo di beneficio sarebbe stato possibile. Senza contare che la spesa per posizionare, curare e, soprattutto, irrigare almeno una volta al giorno 30 piante sparse in 18 quartieri di Roma, è del tutto insostenibile rispetto agli scarsissimi benefici che può dare un Piano di Emergenza del genere”.
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