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Briciole di pane
Sito permanente presso la Tenuta Presidenziale di Castelporziano
Sito permanente presso la Tenuta Presidenziale di Castelporziano
La Tenuta Presidenziale di Castelporziano rappresenta per la zona costiera di Roma un’area fondamentale per il mantenimento di condizioni ecocompatibili con la crescente urbanizzazione del litorale romano. Nell’ambito delle ricerche intraprese dai diversi enti di ricerca, il CREA FL, ha sviluppato un monitoraggio climatico mediante l’installazione di 5 centraline agroclimatiche completamente automatiche, che hanno consentito e consentono una analisi dettagliata in real-time dei parametri ambientali.
Le centraline sono ubicate in località “Tor Paterno” per una caratterizzazione della fascia costiera, in località “Castello” per una caratterizzazione della zona centrale dell’azienda altamente antropizzata, in località “Trafusa” adiacente Via Cristoforo Colombo, zona soggetta ad inquinamento di diversa natura per l’intenso traffico che si sviluppa in quella importante arteria di comunicazione ed infine in località “Contumaci” per il monitoraggio dell’influenza della via Pontina adiacente all’area sud della tenuta. I dati raccolti, oltre ad essere oggetto di utilizzo immediato per la verifica di fenomeni congiunturali, vengono inseriti nella banca dati clima realizzata presso l’Osservatorio Mediterraneo delle Aree Costiere la cui sede è presso il centro di Castello all’interno della Tenuta.
Oltre a rilevare i principali parametri metoeclimatici, il sito sperimentale “Grotta di Piastra” localizzato presso la lecceta di Castelporziano ospita uno dei siti tecnologicamente più equipaggiati a livello europeo per lo studio degli scambi di gas serra tra vegetazione ed atmosfera. In particolare, il gruppo di ricerca di biometeorologia del CREA FL svolge indagini di tipo micrometeorologico (Eddy Covariance) per studiare la capacità di rimozione di ozono, polveri, CO2 e metano da parte della vegetazione, e allo stesso tempo il danno provocato dagli inquinanti atmosferici all’apparato fotosintetico.
I dati raccolti a Castelporziano servono a parametrizzare complessi modelli che simulano le relazioni tra biosfera e atmosfera in area Mediterranea. Tali modelli offrono agli utilizzatori la possibilità di comprendere l’effetto delle interazioni piante-atmosfera quali elemento migliorativo della qualità dell’aria, ed in generale i servizi ecosistemici che le foreste Mediterranee periurbane possono offrire alla comunità.
I risultati ottenuti finora mostrano come la lecceta svolge un ruolo importante come serbatoio di carbonio durante la stagione vegetativa sebbene le variazioni stagionali di precipitazioni e temperatura perturbano le capacità di sequestro del carbonio producendo elevata variazione inter-annuale. Il monitoraggio in continuo dei flussi di ozono ha permesso di verificare che la lecceta svolge un ruolo di fitorimedio dell’atmosfera, rimuovendo ozono dall’aria inquinata proveniente dalla città di Roma.
Recentemente, il sito sperimentale è stato candidato come sito ICOS (Integrated Carbon Observation System), una Infrastruttura di Ricerca Europea che rientra tra quelle selezionate dall’ESFRI (European Strategy Forum for Research Infrastructures). Lo scopo è quello di creare una rete di stazioni di monitoraggio dei flussi e delle concentrazioni di gas serra (GHGs) a livello europeo, e Castelporziano, insieme ad altri 4 siti nazionali, contribuirà con l’infrastruttura di ricerca alle ricerche ambientali di lungo periodo.
I siti sperimentali all’interno della Tenuta contribuiscono agli obiettivi del progetto MOTTLES - LIFE15 ENV/IT/000183 (MOnitoring ozone injury for seTTing new critical LEvelS). Lo scopo è quello di definire nuovi livelli critici di ozono per la protezione delle foreste, che siano basati su evidenze scientifiche, ricorrendo ad una strategia di monitoraggio ambientale a lungo termine. Una rete di stazioni meteorologiche per la misura simultanea di ozono e di parametrici climatici consente di modellizzare i flussi stomatici di ozono e simularne il comportamento in risposta al cambiamento climatico. Infine, l’integrazione dell’attività di monitoraggio, di modellistica e lo studio degli indicatori del danno da ozono sulla vegetazione rende possibile la definizione di nuovi criteri e standard per proteggere le foreste dall’ozono.
Oltre ad aver generato produzione scientifica in ambito internazionale (basti pensare alle prestigiose riviste quali “Nature” e “Global Change Biology”), i risultati delle ricerche sono inseriti in un contesto internazionale grazie ai progetti europei coordinati da Fares e Salvati.
Referenti: Silvano Fares e Luca Salvati